Per comprendere la complessità e la ricchezza del linguaggio giovanile e del suo uso è in arrivo il “gergolario”.
E’ questo uno dei prossimi obiettivi a cui punta il progetto di prevenzione del disagio giovanile “Cosa (non) ci vogliono dire: mondo giovanile e nuovi linguaggi”, finanziato dalla Regione Umbria e a cui ha aderito la Zona Sociale 5 del Trasimeno. Progetto che nei giorni scorsi ha fatto tappa a Città della Pieve dove, nella Sala Grande di Palazzo Corgna, si è svolto un incontro formativo per insegnanti, genitori ed educatori, al fine di fornire loro strumenti di comprensione del linguaggio giovanile al fine di poter fornire sostegno e ascolto nei confronti degli adolescenti.
“Il cambiamento della comunicazione giovanile è caratterizzato da un uso di tecnologie avanzate, in costante e veloce evoluzione – fa notare Barbara Paggetti, assessore comunale alle politiche sociali -. Il senso d’inadeguatezza degli adulti, spesso dovuto alla scarsa conoscenza dei nuovi canali comunicativi, crea un divario sempre più ampio fra le generazioni. Ma una comunità educativa non può esimersi dal comprendere questo grande mutamento: non capire i nuovi linguaggi equivale a rifiutare l’appello e la sfida che lanciano agli adulti attraverso la costruzione di linguaggi spesso criptici e volutamente incomprensibili”.
Da qui, appunto, l’idea di dar vita ad un “gergolario”, che accorcerà le distanze generazionali, da distribuire nelle scuole, agli operatori sociali ed educativi. All’incontro di Città della Pieve è intervenuto lo staff della Formazione della “Mi fido di te onlus”.